Nuove norme UE per combattere gli sprechi energetici e ridurre la CO2 e le bollette. Entro il 2030 si prospettano bollette meno care per 530 milioni.
Il costo dei dispositivi standby è una diatriba che va avanti da anni, proprio per questo in passato ci eravamo occupati di un test proprio per comprendere meglio lo spreco generato dai dispositivi standby, misurando il consumo dei dispositivi maggiormente utilizzati all’interno delle mura domestiche come Smart TV, stampanti, macchinette del caffè, profumatore ambientali e alimentatori per PC con il risultato che, mediamente, per una famiglia tipo lo standby potrebbe incidere per circa il 3% della spesa energetica annua.
Oggi, con il caro energia, sicuramente questa percentuale incide maggiormente, ma presto potrebbe essere nuovamente contenuta, grazie ai nuovi requisiti dettati dalla Commissione Europea.
Quanta energia consuma oggi lo stand-by
L’esistenza di consumo dei dispositivi elettronici, anche se non vengono utili, è ormai un dato di fatto, ma negli anni la regolamentazione in merito ha subito delle modifiche sempre più rigide ai fini di imporre ai produttori standard sempre più elevati.
Difatti nei primi 2000 il consumo potenza di un apparecchio in stand-by poteva raggiungere anche decine di watt. In Europa, tra il 2008 e il 2010, il consumo medio degli apparecchi in standby è di circa 305 kWh per abitazione ogni anno (11% del consumo complessivo).
Dal 2013 furono introdotte nuove regole, fissando così il limite dei dispositivi in modalità spenta o in modalità a basso consumo non superiore agli 0,5 watt, con deroga ad un watt nel caso siano dotati di display informativi (ad esempio per visualizzare il proprio stato o informazioni aggiuntive come l’orario).
Nuovi standard contro lo stand-by
Le nuove direttive Europee puntano ad aggiornare i limiti già esistenti, imponendo un’ulteriore riduzione del consumo dello standby. Nello specifico i dispositivi in modalità spenta non dovranno superare i 0,3 watt entro due anni dall’entrata in vigore delle norme.
Anche in questo caso vengono predisposte delle deroghe nei casi in cui i dispositivi che forniscono solo una funzione di riattivazione la potenza assorbita non deve superare 0,5 watt. Per le apparecchiature che forniscono invece anche informazioni o visualizzazione dello stato, il limite è di 0,8 watt, ad eccezione delle asciugabiancheria per uso domestico per le quali il valore massimo rimane di 1 watt.
Con queste nuove regole la Commissione stima che entro il 2030 sarà generato un risparmio energetico annuo di 4 TWh, che equivale a un risparmio annuo di 1,36 milioni di tonnellate di CO2 equivalente. Ciò andrà a beneficio anche dei consumatori riducendo le loro bollette, con un risparmio totale per gli utenti stimato a 530 milioni di euro all’anno entro il 2030.
Con queste nuove norme, le quali prevedono che tutti i produttori di elettrodomestici dovranno adeguarsi nel giro di due anni, spiega la Commissione, non si vuole solo ridurre i consumi, ma anche rendere i consumatori più informati sul consumo.
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Se ci ragioniamo poi stiamo parlando di pochi wattora per lo standby i quali, senza ombra di dubbio nel complessivo, portano un risparmio in bollette e alle nostre tasche ma che, tuttavia, essendo impercettibile non si ha realmente contezza di quanto lo standby impatta in ogni singola situazione, a maggior ragione quando le bollette pervengono dopo uno o due mesi da quando si è effettuato il consumo.
La regola che vige è: maggiore è il periodo tra quando viene effettuato il consumo e quando si paga, minore sarà la consapevolezza dei propri consumi.
Quindi “consumo” e “tempo” sono inversamente proporzionali.
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